La domanda che potrebbe cambiarti la vita
Ti faccio una domanda che potrebbe cambiare il tuo modo di vedere le
cose per sempre, la domanda della vita insomma.
E se le emozioni non fossero nostre? E neppure legate a chi pensiamo ne
siano la causa tipo marito, moglie, colleghi, dipendenti, capo.
Se hai qualche riga di pazienza ti spiego cosa voglio dire. Inizio con una
premessa e vado per punti:
– Le emozioni sono un nutrimento. Come tutto ciò che nutre fanno
bene, sono vitali e possono diventare veleno
– Allora non sono le emozioni a essere positive come la gioia o
negative come la paura o la rabbia
– Se non sono le emozioni a essere positive e negative perché allora la
paura ci imprigiona, la rabbia ci tormenta, la tristezza ci deprime?
Ecco cosa devi fare per uscire da questa trappola:
– Esercita il non attaccamento cioè accogli gioie e dolori certo che
tutte e due passeranno. Non aggrapparti ai momenti belli scacciando
quelli cattivi, tutti (i momenti) hanno qualcosa da dirti di te
– Ed ecco l’antidoto, il tema di oggi. Per rafforzare quanto scrivo ti dico
che lo leggo a pagina 47 di Riza di dicembre 2020 (mensile diretto dal
Raffaele Morelli) Siamo abituati a pensare a noi come entità chiuse e
separate dalla natura. Ma non è così. La tristezza non è la tua, è la
tristezza del mondo. Quando sei triste l’universo si affaccia in forma di
tristezza, un’energia forte e necessaria alla vita. Prova a ripetere: la
tristezza è venuta a farmi visita come posso onorarla? Dedica del
tempo a rispondere. Potresti sorprenderti. Potresti avere risposte
costruttive e notare che la tristezza si comporta come l’onda del
mare cioè arriva, ti sospinge e passa. Cosa facciamo invece di solito?
Cerchiamo di combatterla e la identifichiamo con qualcuno o
qualcosa che l’ha provocata. Insistiamo e diventiamo pessimisti.
Ma la tristezza non è la nostra e neppure di chi pensiamo l’abbia
provocata.
Funziona così anche con la paura e la rabbia. Caso vuole che ho un esempio
sulla tristezza. Hai sicuramente visto il film di animazione Inside Out. Ricordi
tristezza? Che noiosa, che barbosa anche di intralcio a combinare guai
eppure in un paio di occasioni risolve la situazione e gioia, nella scena
finale, comprende che la tristezza non si può scacciare perché ha un
ruolo importante. Ecco un collage delle due scene: